sabato 25 luglio 2009

Un'estate fa...1983

Sunshine Reggae - Laid Back

Il nostro tram sulle hits estive si ferma all’anno 1983. Chi ha avuto modo di vivere e trascorrere quell’anno, avrà, almeno una volta, introdotto 100 lire nel juke-box degli stabilimenti balneari (ex rotonde).
E i gusti uditivi dell’epoca relegavano ai primi posti un brano che ancora oggi regala freschezza e allegria. Un brano tipicamente estivo e sempreverde. Si parla di Sunshine Reggae.
Già riaffiora una ballata molto nota e orecchiabile. Un po’ meno orecchiabile, o addirittura sconosciuto, è il nome del gruppo: Laid Back. Si tratta di un duo danese, nato a Copenaghen nel 1979 e formato da Tim Stahl (tastiere) e John Guldberg (chitarra). A prima vista possono sembrare due protagonisti di un fotoromanzo, ma dietro il loro viso scandinavo si nasconde una vena musicale influenzata dal synth e dal funk.
Nel 1983, reduci dal successo di White Horse, incidono la splendida Sunshine Reggae, accompagnandola con un simpatico videoclip tropicale (in basso). Questo pezzo piace talmente tanto che Prince decide di condividere la sua When Doves Cry con la B-Side di Sunshine Reggae.
Oggi, seppur in patria, riscuotono ancora consensi e noi ce li gustiamo con un cocktail in mano, magari sotto un ombrellone con l’Ipod nelle orecchie e con la nostalgia dei juke-box…e delle 100 lire.


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mercoledì 22 luglio 2009

Lorenzo Cherubini: un "Jovanotti" maturo


Si suole dire spesso che il vino migliora col passare del tempo.
Effettuando un processo analogico, possiamo trasferire in campo musicale questo vecchio detto e applicarlo ad uno dei cantautori italiani più affermati, seppur anagraficamente ancora molto giovane.
Parliamo di Lorenzo Cherubini, il sempreverde Jovanotti nazionale.
Nato come dj ribelle, assiduo frequentatore di discoteche (suo habitat naturale), il giovane Lorenzo viene notato dal produttore Claudio Cecchetto, il quale (impavido!) riesce a scrutare in quello spilungone filiforme un potenziale artista. Ma, siamo sicuri, nemmeno l'ottimista Cecchetto avrebbe immaginato che Jovanotti, in un futuro prossimo, sarebbe diventato quell'artista di valore che è oggi, considerato uno dei punti fermi della discografia italiana.
Ed infatti, i suoi primi pezzi ("Ciao mamma"," Vasco"," La mia moto") non lasciavano presagire nulla di buono, nè di promettente. Fino a quando però, intorno ai primi anni '90, la carriera di Jovanotti subisce una sferzata in positivo e inimmaginabile fino ad allora. Le pseudo canzoni della prima era cominciano a cedere il passo a testi via via più autorevoli e impegnati, e a musiche più convincenti e meno scontate.
Degna di nota la raccolta "Lorenzo 90-95", ricca dei più bei pezzi già editi, ma contenente anche un nuovo singolo, uno dei migliori e più riusciti pezzi della sua storia artistica: "L'ombelico del mondo".
Da li in avanti è un susseguirsi di successi! L'appellativo Jovanotti comincia ad essere affiancato dal nome e cognome dell'artista; quasi un modo per mettere un po' da parte il fanciullino tutto 'sorrisi e fiesta', in favore di una più marcata identità dell'uomo e del suo nuovo lato artistico.
La svolta per il cantautore toscano. I successivi lavori, "L'albero" e "Capo Horn" suggellano le capacità e il talento di Jovanotti, che inanella una sfilza di pezzi di successo: "Bella", "Questa è la mia casa", "Luna di città d'agosto" (video sotto), "Per te", "Un raggio di sole"," Stella cometa" (tutte canzoni appartenenti ai due citati album "L'albero" e "Capo Horn", appunto). E poi ancora "Tanto"," Mi fido di te", "Falla girare", "Una storia d'amore" (tratti da "Buon Sangue").
Lorenzo Jovanotti è oggi considerato non soltanto uno dei più grandi artisti e cantautori italiani, capace di vendere milioni di dischi (fattore ancora più eclatante in un contesto di crisi discografica come questo!); ma egli è anche il promotore di uno stile che, prima che lui stesso lo sdoganasse, non esisteva in Italia. Jovanotti è di fatto il re del genere pop-rap italiano.
E nel 2008 è giunto anche un riconoscimento molto prestigioso: il rapper è stato infatti insignito del 'Premio Mogol', come miglior testo dell'anno, per la canzone "Fango" (primo singolo che apre il suo ultimo lavoro, "Safari", album ancora in classifica, dal quale a tutt'oggi sono stati estratti 6 singoli: "Fango", appunto, "A te"," Safari", "Come musica","Mezzogiorno", "Punto").
Niente male per uno che si è presentato al grande pubblico 'partorendo' testi come i già citati "Vasco" e "La mia moto", e tante altre canzoncine dai ritornelli a dir poco elementari!
Se poi aggiungiamo che Jovanotti, da sempre, si schiera in prima linea in ogni progetto a scopo benefico (ultimo, in ordine di data ma non di importanza, il singolo "Domani", scritto in seguito alla tragedia che ha colpito l'Abruzzo e nato da un'idea dello stesso Lorenzo e di Giuliano Sangiorgi), non si può che ammirare e fare un plauso ad un artista dal talento puro e dal cuore grande.


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sabato 18 luglio 2009

Un'estate fa...1982

Bravi Ragazzi -Miguel Bosè

Quando si parla dell’estate del 1982 è facile pensare alla vittoria degli azzurri di Bearzot nei mondiali di calcio in Spagna. Ma la penisola iberica non ci regalò solo successi sportivi. L’estate del 1982 viene ricordata anche per un artista spagnolo, che entrò prepotentemente sulla scena musicale italiana. Le donne, all’annuncio del suo nome, saranno attraversate da un brivido ormonale.
Parliamo di Luis Miguel Luchino González Borloni, in arte Miguel Bosè. Un predestinato potremmo dire. Figlio dell’attrice italiana Lucia Borloni, in arte Lucia Bosè, e del torero spagnolo Luis Miguel González Lucas, alias Luis Miguel Dominguín. Da questa giungla di nomi, pseudonimi e cromosomi perfetti, uscì fuori Miguel Bosè, il cui nome viene ricollegato, non solo al mondo canoro, ma anche a quello cinematografico.
La sua raccolta uscita proprio in quell’anno, Bravi ragazzi - I grandi successi di Miguel Bosé, era monopolizzata dalla title track, Bravi Ragazzi. Un vero e proprio inno generazionale, scritto dalla collaudata e rinomata coppia Morra-Fabrizio. Questo brano consentì al “bravo ragazzo” di vincere il Festivalbar, bissando la vittoria del 1980 con Olympic Games (nel 1994 lo vinse per la terza volta con Se Tu Non Torni), e di scalare la hit parade dell'estate.
Ascoltando questo trascinante pezzo, ci accorgiamo di quanto il testo sia attuale, a tal punto da poterlo accostare ai problemi dei ragazzi del 2009. Camminiamo allo sbando, in un mondo che sta quasi per toccare il fondo… Ma chi se ne frega!! Cantiamo!!!


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sabato 11 luglio 2009

Reggae 'n' Roll: The Police


Potremmo definire “breve ma intensa” la storia di questo gruppo che in pochi anni è riuscito a rinnovare con idee geniali sempre molto azzeccate, la musica rock a cavallo tra i ’70 e gli ‘80.
Tutto ebbe inizio nel 1977 quando Stewart Copeland, batterista dalle grandi capacità tecniche, fondò in quel di Londra, insieme al bassista/cantante Sting (ex insegnante di letteratura inglese e appassionato di jazz) ed al chitarrista Andy Summers, una band alla quale dette il nome di Police.
Cavalcando la new wave, inizialmente il gruppo si accostò a sonorità perlopiù Punk, come era nelle intenzioni di Copeland.
Già con il primo album, “Outlandos d'Amour”, pubblicato nel ‘79, grazie anche alle molteplici esibizioni live che lo accompagnarono, la fama della band cominciò ad aumentare.
I singoli che ne furono estratti confermarono le loro grandi potenzialità: “Roxanne” , "I Can't Stand Losing You", "So lonely" divennero delle hit, sia nel Regno Unito che negli USA.
“Roxanne” in particolare, il loro primo singolo, rappresenta ancora oggi uno dei più grandi classici dell’intera produzione del gruppo.
Ma è con la pubblicazione del secondo album che il loro stile prese una direzione molto più innovativa rispetto agli esordi: miscelando sapientemente il Reggae al Rock, infatti, i Police diedero al loro sound quel tocco di genio in più che li avrebbe consegnati alla storia.
Pubblicato nell’ottobre del ’79, “Reggatta de Blanc” è infatti, il disco dei Police in cui le influenze della musica reggae sono più marcate.
Contenente hit come “Walking on The Moon” e soprattutto la pietra miliare “Message in the Bottle”, questo cocktail di sonorità ottenne consensi sia da parte della critica che dal pubblico raggiungendo la vetta di tutte le classifiche e portando così la band all’apice del successo.
E il tour mondiale intrapreso per promuovere il disco ne fu la conferma, grazie a concerti trascinanti e impeccabili.
Seguirono gli album “Zenyatta Mondatta” (1980) e “Ghost In The Machine” (1981), che pur continuando a dominare le classifiche, delusero in parte i fan della prima ora a causa della loro intrusione nel mondo della musica pop.
Anche se pezzi come "Don't Stand So Close To Me", "De Do Do Do, De Da Da Da" e "Every Little Thing She Does Is Magic", forse minori rispetto ai precedenti, non possono essere di certo sottovalutati, come infatti dimostrarono le vendite.
Nonostante il grande successo però, già a questo periodo si fanno risalire i primi malumori tra i membri della band, soprattutto tra Sting e Copeland, a causa forse del loro interesse a portare avanti carriere soliste.
Esce comunque nel 1983, ormai quasi inatteso, il quinto album da studio dei Police, “Synchronicity”… ed è un capolavoro!
Insieme a “Reggatta de Blanc”, forse il loro miglior prodotto. E a sancirlo furono anche i singoli da esso estratti, “Wrapped Around Your Finger” e la celeberrima “Every Breath You Take”, numero uno in classifica, insieme allo stesso album, in tutto il mondo, per settimane.
Ma, per quella che spesso è una costante nella storia del rock, i Police (dopo la tournée mondiale per promuovere il disco) si sciolsero all'alba del 1984, a causa di quelle incomprensioni che da tempo ormai serpeggiavano nel gruppo.
Non fu però una separazione ufficiale e, sebbene non venne mai prodotto un nuovo album, diverse furono le occasioni di reunion.
Ultima delle quali avvenne nel 2007, quando per festeggiare i trent’anni dalla nascita, la band decise di intraprendere un tour mondiale.
Tour che, dopo aver ottenuto un enorme successo praticamente in tutte le date (anche in Italia, allo Stadio delle Alpi di Torino, con 65.000 spettatori e all’ Heineken Jammin' Festival di Mestre), si concluse il 7 agosto del 2008 con l’ultimo concerto avvenuto al Madison Square Garden di New York, che sancì purtroppo il definitivo scioglimento di questo grande gruppo.
A noi rimane comunque, oltre alla grande eredità musicale lasciataci, anche la possibilità di seguire le singole carriere soliste che i tre in seguito hanno intrapreso, tra le quali di certo spicca quella del loro leader carismatico, nonché voce e basso, Sting, che tra alti e bassi ci ha regalato e continua a farlo, diversi album sicuramente degni di nota, con molti pezzi divenuti ormai dei grandi classici.
Ma la sua, come anche quella di Copeland e di Summers, è sicuramente un’altra storia.
Una storia certo molto importante, ma non irripetibile e grandiosa come fu quella dei Police.


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lunedì 6 luglio 2009

Un'estate fa...1981

Enola Gay - O.M.D. Orchestral Manoeuvres in the Dark

L’estate è sempre stata sinonimo di tormentoni musicali, diventati colonna sonora delle nostre vacanze e dei nostri ricordi. E cavalcando questa “onda” musicale, vogliamo dare vita a una nuova rubrica, che si occuperà di far rammentare le hits che hanno segnato i mesi estivi degli ultimi 30 anni. Il nome più appropriato ci è sembrato Un’estate fa, (titolo di un famoso brano di Franco Califano).
Il nostro anno di partenza sarà il 1981 e l’estate segnava, oltre ai classici 40° gradi del meteo, anche una febbre musicale generata da un brano degli O.M.D. (Orchestral Manoeuvres in the Dark), gruppo synth pop britannico fondato nel 1979. Questo brano, oltre ad avere una sonorità molto elettronica, era caratterizzato da un titolo che richiamava un triste episodio bellico. Stiamo parlando di Enola Gay, nome dell’aereo militare USA che alle 8:15 del 6 agosto 1945, durante la seconda guerra mondiale, sganciò la prima bomba atomica della storia sulla città giapponese di Hiroshima.
Incluso nell’album Organisation, il singolo Enola Gay fu messo in commercio nel settembre del 1980 e il successo fu talmente planetario che a distanza di mesi stazionava ancora ai vertici delle classifiche hit parade. Ancora oggi è un brano attuale che nonostante la gravità dell’evento che racconta, movimenta le nostre lunghe e calde serate estive, grazie al ritmo tipicamente anni ’80.


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