venerdì 26 giugno 2009

Michael Jackson: The King of Pop


La notizia, improvvisa, è di quelle forti che ti lasciano interdetto, alle quali stenti a credere, della serie “non può essere, è uno scherzo!”… Invece no. Questa volta no.
Michael Jackson è morto.
Il “Re del Pop” , uno dei personaggi più importanti ed influenti della musica moderna, è scomparso, improvvisamente, a causa di un infarto (anche se mentre scriviamo le cause non sono ancora certe).
Effettivamente le sue condizioni di salute, specie nell’ultimo periodo, erano peggiorate sino ad obbligarlo a rimandare il ritorno alle scene (una serie di concerti a Londra, che a suo dire dovevano essere “la sua ultima chiamata sul palco”).
Anche se per la verità, molte di queste notizie sulla sua salute erano poi risultate false.
E comunque nulla di quanto trapelato lasciava presagire una notizia così sconvolgente.
Era nato a Gary, nell’Indiana, nel 1958, da genitori musicisti. E già da piccolo mise in evidenza le sue doti artistiche, divenendo un vero e proprio bambino prodigio.
La sua carriera cominciò nei Jackson Five, insieme ai suoi fratelli.
Ma già nel ’72, quando ancora era un adolescente, venne pubblicato il suo primo album da solista “Got to be There”, al quale ne seguirono altri tre prima che egli cominciasse la sua collaborazione con il grande produttore Quincy Jones, con il quale pubblicò gli album di maggiore successo: “Off the Wall” nel ’79, e soprattutto “Thriller” nel 1982, l’album che con circa 109 milioni di copie distribuite, risulta essere il più venduto della storia.
Successi come “Billie Jean”, “Beat it”, “Human Nature” e la stessa title track (nel video a destra), solo per citarne alcuni, consacrarono la grande statura artistica di questo personaggio, risalendo la vetta delle classifiche di tutto il pianeta.
Al 1987 risale invece l’album seguente, “Bad”, anche questo di grande successo, grazie anche ai ben 9 singoli (!) su 11 tracce che ne furono estratti: da “Man in the Mirror” (nel video a sinistra) a “The Way You Make Me Feel”, fino ad arrivare a “Smooth Criminal” e alla stessa “Bad”, tutti pezzi divenuti pietre miliari della musica pop-rock internazionale.
Ed il consenso del pubblico continuò anche per gli album seguenti: da “Dangerous” del ’91 (“Black or White”, “Heal the World”, “Will You Be There”), a “History” nel ’95, fino all’ultimo “Invincible” che risale al 2001.
Ripercorrendo la sua breve vita, non si può tuttavia fare a meno di notare quanto ad una grande carriera artistica sia corrisposta una vita privata non sempre all’altezza.
Oltre ai suoi problemi con la giustizia, riguardanti le presunte molestie sessuali su minori (dalle quali per la verità venne scagionato), molteplici furono le stranezze, i comportamenti “bizzarri” dei quali egli si rese protagonista: gli innumerevoli lifting al viso, lo scolorimento della pelle (da lui peraltro sempre negato), ed il fatto di voler vivere in una specie di fattoria/parco giochi, da lui ribattezzata “Neverland”.
Atteggiamenti, forse derivati da una brutta infanzia caratterizzata da ripetuti maltrattamenti da parte del padre, che lo facevano apparire come un eterno bambino, un eterno Peter Pan.
Niente può comunque scalfire quella che è stata la sua grande carriera artistica, il grande apporto che egli ha dato alla musica in generale.
Genio irripetibile, ci lascia un’eredità di inestimabile valore.
R.I.P. Michael Jackson.


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martedì 16 giugno 2009

La Cantina del Vinile: Frankie Goes To Hollywood


Mentre cercavamo un po’ di refrigerio nella nostra cantina, abbiamo rispolverato un vecchio gruppo che definire epico è poco. Un gruppo che segnò il panorama musicale degli anni ’80, abbinando il punk al pop melodico del periodo.
Il loro nome è più lungo della loro carriera. Sono i Frankie Goes To Hollywood. Band di Liverpool nata nel 1982 e composta da Holly Jonhson (cantante), Marc Rutherford (vocalist), Peter Gill (batteria), Mark O'Toole (basso) e Brian Nash (chitarra). Il nome del gruppo pare che abbia preso spunto dalla copertina di un magazine che ritraeva Frank Sinatra.
Il loro ingresso sulla scena mondiale avvenne nel 1983 con il singolo Relax, brano che fece molto scalpore per il videoclip, che ritraeva scene di sadomaso omosessuali. Questo costò loro la censura del brano. Ma fu una manna dal cielo, perché ciò provocò un’enorme pubblicità che si tramutò in vendite.
L’anno seguente uscì il loro primo album, Welcome to the Pleasuredome, che oltre a contenere Relax, includeva due altre hit, Two Tribes e The Power of Love. Con questi due ulteriori singoli, i FGTH vantano un record. Sono, insieme ai Gerry and The Peacemakers, l’unica band britannica ad aver avuto, consecutivamente, tre singoli al primo posto delle classifiche mondiali.
Ma l’effetto dei loro testi e dei loro videoclip continuò anche negli altri singoli. Two Tribes è ricordato per una scazzottata tra i presidenti di Usa e Urss, Reagan e Cernenko. The Power of Love ripercorreva una rappresentazione della Natività molto alternativa.
Il loro dominio nelle radio durò anche nel 1985, anno in cui si presero una pausa. Nel 1986 registrarono il loro secondo album Liverpool, che rappresentò l’inizio del loro declino che li portò a sciogliersi nel 1987. Holly Johnson e Marc Rutherford provarono la carriera da solisti ottenendo poco successo.
Nel 1993 Johnson dichiarò di essere sieropositivo. Nel 2004, i Frankie Goes To Hollywood furono invitati a riunirsi in occasione di un programma televisivo e subito dopo Holly Johnson diede l’addio al gruppo lasciando il posto alla new entry Ryan Molloy, che divenne il nuovo frontman.
Prima di lasciarci, vorremmo regalarvi ciò che resta del loro percorso musicale, fatto non solo di “colpi di testa” ma anche di molta magia. Un pezzo che è rimasto negli archivi dei nostri ricordi musicali. The Power of Love, un brano che non merita di essere descritto, ma solo ascoltato…


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giovedì 4 giugno 2009

Franco Califano: l'uomo e il poeta


La tecnica più eccellente, l’estensione e la precisione vocale non sempre sono sinonimo scontato di emozione. Non sempre sono sufficienti a raggiungere lo scopo ultimo dell’esibizione di un’artista: regalare suggestioni, toccare l’anima di chi ascolta e s’aspetta qualcosa di bello…
Per ottenere ciò, è invece necessaria quella capacità interpretativa innata, quella bravura tale da riuscire a donare qualcosa di se stessi e di ciò che si vuole esprimere nell’animo altrui.
Verità assoluta, questa!
Ebbene… esempio emblematico di tutto ciò è il noto cantautore Franco Califano, per gli amici il Califfo.
Penna sopraffina, autore di una miriade di testi leggendari (per sé e per altri grandi artisti), nonché interprete che, seppur non dotato, appunto, di ottime qualità vocali, è riuscito a cogliere sempre il segno, diffondendo nelle orecchie e nel cuore di chi lo ha ascoltato irripetibili sensazioni.
La grande Mina, per la quale Califano scrisse un intero album (apprezzato dalla critica, ma passato inosservato agli occhi del grande pubblico), disse di lui che sarebbe stato in grado di interpretare qualsiasi brano, in quanto il suo modo unico di esibirsi e quella sua inconfondibile voce roca, avrebbero reso unica e originale qualsiasi sua esibizione.
Molteplici gli appellativi di cui il Califfo è stato insignito nel corso della sua lunga carriera: “il Prevert di Trastevere”, “il Brel romanesco”, “il Pasolini della canzone”, “il Belli di quest’epoca”, “un personaggio kafkiano”… Semplicemente “maestro” per i suoi fedelissimi fans.
Da sempre il pubblico italiano si è diviso, circa il ruolo e l’impatto che Califano ricopre: artista, poeta, maestro, play boy, unico, per alcuni… Maledetto, eccessivo, trash, cafone, inaffidabile e da censurare, per altri.
Ma Franco Califano, simbolo italiano, è l’uno e l’altro… E’ il bene e il male… il giusto e lo sbagliato…
Ma proprio per questo, Unico!
Amante incallito della libertà, valore che canta e decanta da sempre, è insofferente rispetto ai rapporti d’amore durevoli; nessuna donna (delle circa millecinquecento avute!) è mai riuscito a rapire il suo cuore e ad incatenarlo a sé… E del resto è giusto che sia così. Non potremmo mai immaginare Franco Califano a passeggio nel parco con moglie e figli, pronto a rincasare alle nove della sera e ad addormentarsi sul divano vicino alla tv… Non sarebbe il Califfo che amiamo!
Califano asserisce spesso che egli racchiude nel proprio animo due altri grandi artisti italiani: Vasco Rossi (il quale dichiarò che il suo più celebre successo, Vita spericolata, la scrisse pensando proprio a lui!) e Francesco De Gregori, altro grandissimo poeta e cantautore nostrano.
Deciso, forte, sicuro di sé, disinibito, disincantato, obiettivo, coerente, originale, Califano è stato spesso boicottato e vittima di censura, considerato un personaggio scomodo, proprio per il suo essere così diretto, schietto, senza peli sulla lingua (e alle volte anche un po’ sboccato!).
Ma la gente continua ad amarlo, a sostenerlo e ad osannarlo ad ogni sua apparizione, televisiva, radiofonica o live che sia.
Franco Califano verrà comunque sempre ricordato come un illustre ed attento autore, molto amato da interpreti femminili, proprio per la sua capacità di immedesimarsi in loro, grazie alla grande sensibilità e rispetto che egli ha avuto verso le donne, quasi innalzandole e ponendole su di un piedistallo. Tra i tanti successi che ha firmato, ricordiamo: E la chiamano estate, La musica è finita, La mia libertà (canzone manifesto del suo pensiero e del suo stile di vita), Un’estate fa, La nevicata del ’56, Minuetto (uno dei brani più pregevoli, più riusciti e più amati della discografia italiana di tutti i tempi!)… Fino al suo cavallo di battaglia, Tutto il resto è noia, frase “cult” studiata e analizzata anche in diverse lezioni di filosofia.
Il Califfo, dunque, ha scritto pagine importanti della musica, dando vita a vere opere d’arte, tutte annodate da quel minimo comune denominatore che contraddistingue ogni lavoro dell’artista: l’emozione e la suggestione sempre presenti in ogni sua composizione, e che fungono da filo conduttore negli svariati capolavori realizzati nella sua decennale carriera.
E con l’arrivo della bella stagione, Franco Califano esce dalla sua tana e torna sulla scena musicale con un album nuovo di zecca, C’è bisogno d’amore, (a quattro anni dall’ultimo, Non escludo il ritorno) che comprende 12 brani, di cui 8 inediti, e tante collaborazioni importanti: Federico Zampaglione, con cui duetta nel brano La nevicata del '56 (video sotto), Simona Bencini, Nicky Nicolai e Stefano Di Battista, Fabrizio Bosso, Renato Vecchio.
Il lavoro si apre con l’omonimo singolo C’è bisogno d’amore, dal testo interamente scritto dal maestro, e ripropone anche alcuni suoi grandi successi, rivisitati e riarrangiati per l’occasione.
Gli si possono tarpare le ali… Lo si può denigrare… Anche censurare… Ma la qualità e la poesia del grande Califfo sono oramai inarrestabili ed immortali, come è giusto che sia.
Onore, dunque, al personaggio, all’autore, al poeta, all’artista… E all’uomo Franco Califano.



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