giovedì 28 maggio 2009

Poesia e musica: The Doors


Forse è una tradizione ormai perduta, ma fino a pochi anni fa, la maggior parte dei diari scolastici o personali (soprattutto delle ragazze) erano pieni, oltre che dei propri pensieri, anche di frasi pronunciate da poeti e cantanti celebri.
Le più gettonate erano sicuramente quelle scritte da uno dei più grandi miti della musica rock, nonché poeta ispirato: Jim Morrison.
Proviamo allora a conoscere meglio questo personaggio e l’influenza che egli ha avuto nel mondo musicale.
In effetti, ci sapeva fare con le parole Jim e tra i primi ad accorgersene fu un suo amico tastierista, Ray Manzarek, al quale un giorno egli canticchiò un suo testo, ammettendo però di non poterne scrivere la musica in quanto totalmente inesperto nel campo.
Ma questo non rappresentò un problema per Ray, che comprendendo subito le grandi qualità artistiche dell'amico, volle formare con lui un gruppo, insieme al batterista John Densmore e al chitarrista Robby Krieger.
Il nome fu scelto dallo stesso Morrison e a suggerirlo fu un libro di Aldous Huxley: “The Doors of Perception”.
Fu così che in quel di Venice Beach, in California, nel 1965, nacquero The Doors.
Iniziarono ad esibirsi dal vivo in vari locali nella zona di Los Angeles, tra i quali il più famoso era il Whisky a Go Go, dove vennero notati da un discografico della Elektra, che ne volle produrre subito un disco.
Era il 1968 ed il primo album, omonimo, venne dato alle stampe. E fu subito un successone. Il singolo “Break on Through (To the Other Side)”, ma soprattutto “Light my Fire”, ne furono colonne portanti, insieme a “The End” facendogli conquistare le vette delle classifiche.
Un sound che miscelava jazz, rock psichedelico, blues e pop, era il segno distintivo del loro stile. Caratterizzato inoltre dalla messa in risalto della tastiera/organo (suonata spesso su toni alti) di Manzarek, che riusciva anche a sostituire il basso, strumento che in realtà mancava nella line-up della band.
Oltre naturalmente alla voce calda e mistica di Morrison e ai suoi testi che traevano ispirazione da Huxley, Rimbaud, Nietzsche e dall’uso sconsiderato di droghe e alcol.
Famose erano le loro esibizioni live, spesso molto tirate da parte di tutta la band, dove però spiccava soprattutto Morrison, a volte sotto l’effetto di allucinogeni, fonte di adulazione da parte dei fan, che lo acclamavano (e lo fanno tutt’ora) in maniera quasi religiosa, rendendolo uno dei frontman più celebri di tutti i tempi.
Altri album seguirono negli anni seguenti, che bissarono il successo del precedente e lanciarono altri pezzi indimenticabili come “People are Strange”, “Love me Two Times” , dall’album Strange Days, “Roadhouse Blues” , da Morrison Hotel, per finire con “Riders On The Storm” tratto da L.A. Woman del 1971, anno infausto per la storia del gruppo.
Erano passati solo sei anni infatti, dalla nascita della band, quando Jim Morrison venne trovato morto in una vasca da bagno, a Parigi, all’età di soli 27 anni. Le cause del decesso non vennero mai chiarite in realtà, non essendo mai stata fatta un’autopsia sul suo corpo. Ed anche il funerale fu solo per pochi intimi.
Tutto questo naturalmente contribuì a creare un alone di mistero sulla storia del personaggio e ad ampliare la sua già grandissima fama.
Il resto della band pubblicò ancora due album dopo la morte di Morrison, ma con scarso successo, fino all’effettivo scioglimento avvenuto nel ’73.
Ci furono comunque altre occasioni in cui i Doors si riunirono, delle quali però a mio parere solo due sono degne di nota: nel ’78 quando registrarono l’album An American Prayer sovrapponendo la voce registrata di Morrison (perlopiù poesie) alla loro musica, riscuotendo un discreto successo; e nel ’93 quando si esibirono per la loro introduzione nella Rock and Roll Hall of Fame con alla voce Eddie Vedder dei Pearl Jam.
Estrosi musicisti, sempre in perfetta armonia tra loro, hanno dato vita ad un sound inimitabile che il tempo non ha scalfito e che ha costituito una delle più belle pagine mai scritte nella storia del Rock…il mito dei Doors, grazie alla loro musica, di certo non morirà mai!


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