mercoledì 15 aprile 2009

Il Glam Rock

La Teatralità e l'Eccesso della Musica

Quello degli anni ’70 è stato senza dubbio il decennio più importante, il più prolifico per la musica Rock mondiale.
Sebbene infatti, si aprì con la fine del gruppo che ne aveva costituito le fondamenta e ne era il simbolo indiscusso (i Beatles infatti si sciolsero proprio nel 1970), fu poi un continuo susseguirsi di sottogeneri, di nuovi sound e stili che si crearono in questi dieci anni e che avrebbero influenzato tutta la musica degli anni seguenti, fino ai giorni nostri.
E proprio agli inizi di questo decennio nacque questo nuovo fenomeno chiamato Glam Rock.
Si sviluppò soprattutto nel Regno Unito (poco negli Stati Uniti che non ne apprezzavano a fondo lo stile) e a darne il nome fu proprio la parola a cui si ispirava, il Glamour.
Fantasiosi ed eccessivi costumi di scena, lustrini, piume, paillettes, trucco pesantissimo ed una spiccata ambiguità sessuale, questo, almeno esteticamente, caratterizzava il Glam.
E la musica? -Vi chiederete-. Beh, la musica rispettava esattamente quello che era il profilo estetico: un Rock, a volte anche duro, talvolta eccessivo negli arrangiamenti ma capace di regalare anche delle splendide ballate con dei testi sbarazzini, incentrati su temi perlopiù adolescenziali, sul divertimento, sulla fama ma anche sull’amore e sul sesso.
Fondatore, capostipite di questo “movimento” musicale fu un certo Marc Bolan, ex modello, cantante e chitarrista dei T-Rex. Fu lui il primo a ricercare una certa teatralità nel cantare, nel rappresentare le sue canzoni. Album come “Electric Warrior” del ’71, ma soprattutto “The Slider” nel ’72 segnarono il debutto del Glam. E fu subito un successo colossale, paragonabile in Inghilterra solo a quello dei Beatles. Canzoni stupende come “Metal Guru”, “Children of The Revolution”, “Cosmic Dancer” fecero esplodere veri e propri episodi di isteria tra i fan e soprattutto le fan di Bolan, che lo adoravano, forse anche perché si rivedevano un po’ in lui, nel suo modo di fare, nel suo modo di vestirsi.
E le classifiche dell’epoca traboccavano di Glam!
Un altro esponente, quasi co-fondatore del genere, fu David Bowie. Proprio lui, il Duca Bianco, che nel ’72 pubblicò l’album “The Rise and Fall of Ziggy Stardust and The Spiders from Mars” e contemporaneamente diventò lui stesso Ziggy Stardust, improbabile personaggio, dai capelli rossi e dai costumi coloratissimi, sessualmente molto ambiguo, icona ed essenza del Glam stesso (nel video con "Starman").
Rappresentava, insieme ai Roxy Music di Bryan Ferry e Brian Eno, un’altra faccia di questo genere musicale, con un suono più ricercato e dei testi molto più ambiziosi.
Altre band e cantanti furono comunque in egual misura grandi interpreti del fenomeno: Velvet Underground, Slade, Sweet, Mott The Hoople (prodotti dallo stesso Bowie in “All the Young Dudes”), Elton John. E gli americani New York Dolls, Alice Cooper, Kiss e Iggy Pop.
Fino ad arrivare agli stessi Queen, almeno nella fase iniziale della loro carriera, che coincise con la fase discendente del Glam, del quale comunque furono esponenti di rilievo. Come dimenticare infatti, un giovanissimo Freddie Mercury in calzamaglia e paillettes, interpretare pezzi di straordinaria bellezza come “Bohemian Rhapsody”,”We Are The Champions” e “Somebody To Love”?(Per citarne solo alcuni di una immensa produzione).
Con i Queen ed il loro essere eccessivi e teatrali sia nelle musiche e negli arrangiamenti, fin troppo elaborati, che nelle esibizioni live, forse si giunse al culmine del Glam.
E con loro, intorno al ’76-’77 ebbe fine questo fenomeno, almeno come lo era stato concepito inizialmente.
La maggior parte di questi gruppi infatti si reinventarono cambiando stile, avendo ormai il Glam Rock, dato al mondo della musica tutto quello che poteva dare. Lasciandoci però in eredità uno straordinario pezzo di storia della musica che oltre ad influenzare in seguito, numerosi cantanti (come Def Leppard, Pulp, Suede, Darkness, Mika, Scissor Sisters, e purtroppo anche i Tokyo Hotel), continua ancora ad emozionarci ad ogni ascolto, facendoci rivivere quegli anni rivoluzionari, che furono gli anni ’70.



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