martedì 7 aprile 2009

Pink Floyd...Wish You Were Here


Nell’Olimpo dei grandi della musica Rock, loro occupano uno posto molto alto. Il loro nome è sinonimo di grandezza, di maestosità. La loro Musica può essere accostata ad un dipinto di Van Gogh o di Caravaggio. E’ Arte allo stato puro.
I Pink Floyd si formarono alla fine degli anni ’60, dall’unione di Syd Barrett (chitarra e voce), Roger Waters (basso e voce), Nick Mason (batteria) e Richard Wright (tastiere). Dal ’67 a sostituire Syd Barrett, che ormai a causa di problemi psichici causati dal massiccio uso di droghe (in particolar modo LSD), non era più in grado di comporre e affrontare concerti, venne chiamato David Gilmour (chitarra e voce); e questo nuovo ingresso portò anche un cambiamento nel sound della band.
Furono tra i massimi esponenti del Rock psichedelico e del progressive. Grandissimi sperimentatori, tra i primi a portare l’elettronica nei loro album. Famosi anche per i grandi impianti scenici e di luce, con i quali trasformarono i loro concerti in spettacoli d’arte visiva oltre che di musica.
Molteplici e grandi furono gli album prodotti dai Pink Floyd. Tra questi: ”Ummagumma”, “The Dark Side Of The Moon”, sicuramente l’album di maggior successo, e “The Wall”.
Ma vorrei soffermarmi oggi su “Wish You Were Here”.
Uscito nel ’75, subito dopo “The Dark Side Of The Moon”, ne bissò il successo, sia di critica che di pubblico, raggiungendo la vetta delle classifiche di tutto il mondo.
Molto complesso, ma formato solo da quattro canzoni. La prima, sontuosa, “Shine On You Crazy Diamond”, oltre venti minuti di durata, inizialmente composta da nove parti, poi raggruppata in due che fanno da prologo ed epilogo, e racchiudono gli altri brani del disco. Quindi, nel mezzo, “Welcome To The Machine”,”Have a Cigar”,cantata da un ospite, Roy Harper; e infine la title track, “Wish You Were Here”, bellissima ballata acustica, forse una delle canzoni più conosciute e più apprezzate del gruppo.
Concept Album soprattutto strumentale, incentrato sul tema dell’assenza, sia in senso assoluto che in particolare, di Syd Barrett, allontanato dal gruppo qualche anno prima e al quale l’album venne dedicato. E’ lui infatti il pazzo diamante, il “crazy diamond”, corrotto dal music business in “Welcome To The Machine” e “Have a Cigar” e infine ricordato e desiderato nella title track.
E la storia vuole che durante le registrazioni di questo album, proprio lui apparve in studio (forse evocato dalle parole dedicategli) e ormai calvo, ingrassato e trasandato, non venne riconosciuto subito dal resto della band. Quando gli domandarono come mai fosse in quello stato, rispose ripetendo di continuo: "Ho acquistato un grande frigorifero in cucina, e sto mangiando molta carne di maiale ultimamente”. E così come era apparso, dopo qualche tempo, misteriosamente, sparì di nuovo.
Un album davvero esaltante, che definirei molto profondo, dall’atmosfera onirica e sognante, che va ascoltato oltre che nel testo, anche con grande attenzione nella musica…E nell’assoluta tranquillità nella quale sarete avvolti, capirete infine quanto immensi e inarrivabili siano stati i Pink Floyd.



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