Lustrini, pailettes, trucco, teatralità…ricordate? Parlavamo di questo, riferendoci al Glam Rock, qualche giorno fa.
Ebbene, scordatevi tutto!! Ora si parla di Punk!
Proprio intorno al ’75-’76 (prendendo comunque spunto da sonorità sviluppatesi già dalla fine degli anni ‘60), mentre il Glam ormai era in declino, nacque, quasi a fare da antagonista a questo genere, il fenomeno Punk Rock.
All’ estrema spettacolarità e agli arrangiamenti baroccheggianti del primo infatti, si contrapposero “abiti di scena” minimalisti (t-shirt tagliate, pantaloni in pelle) e musica di forte impatto, ma caratterizzata da suoni e accordi molto scarni.
Sviluppatosi prima negli Stati Uniti, con i Ramones, primo gruppo Punk che la storia riconosca, ebbe però maggior successo nel Regno Unito, dove si contraddistinse soprattutto per i testi perlopiù politicizzati.
Qui a rompere il ghiaccio furono i Sex Pistols, che pur riscuotendo molto successo, pubblicarono solo tre album e quattro singoli, tra i quali “Anarchy in the U.K. ” e una versione oltraggiosa dell’inno nazionale inglese “God Save The Queen”.
Ma il gruppo che a detta di molti, rappresentò il Punk nel modo migliore e più alto, fu sicuramente quello dei Clash.
Joe Strummer (voce e chitarra), Mick Jones (voce e chitarra solista), Paul Simonon (voce e basso), Topper Headon (batteria), principali componenti e fondatori della band formatasi nel 1976, come i Pistols facevano della politica il tema principale su cui basare i loro testi.
Ma mentre i primi avevano una visione molto più pessimista, anarchica, rivolta ad annullare il sistema, i Clash invece si esprimevano con dei toni molto più propositivi e con idee rivoluzionarie, di sinistra.
Idee che si riscontrano già nel loro primo album omonimo, ma che emergono soprattutto nei successivi “London Calling” (dirompente il successo della title track), “Sandinista!” e “Combat Rock”, quest’ultimo contenente hits come “Rock the Casbah” e “Should I Stay Or Should I Go”.
E ammirevole fu poi il fatto che, queste ideologie, oltre ad essere espresse nella loro musica, costituivano anche la loro filosofia di vita.
Prova ne fu ad esempio il fatto che anche all’apice del loro successo, sia i loro dischi che i biglietti dei concerti, avevano sempre un prezzo molto ragionevole e infatti, in questo modo, nessun membro della band guadagnò mai cifre esorbitanti.
Ma tutto ciò non servì a scongiurare tensioni e problemi di vario genere all’interno della formazione, che dopo vari abbandoni e sostituzioni, si sciolse definitivamente nel 1986.
Ne seguirono poi varie voci per una eventuale reunion, mai confermate. Voci che comunque non cessarono, fino purtroppo al 2002, anno in cui Joe Strummer morì stroncato da un infarto, all’età di cinquant’anni.
Non morirà mai invece la sua musica, la musica dei Clash, che dopo aver rivoluzionato il rock e influenzato lo stile di molte band moderne, ancora oggi ci regala ad ogni ascolto emozioni uniche.
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Proprio intorno al ’75-’76 (prendendo comunque spunto da sonorità sviluppatesi già dalla fine degli anni ‘60), mentre il Glam ormai era in declino, nacque, quasi a fare da antagonista a questo genere, il fenomeno Punk Rock.
All’ estrema spettacolarità e agli arrangiamenti baroccheggianti del primo infatti, si contrapposero “abiti di scena” minimalisti (t-shirt tagliate, pantaloni in pelle) e musica di forte impatto, ma caratterizzata da suoni e accordi molto scarni.
Sviluppatosi prima negli Stati Uniti, con i Ramones, primo gruppo Punk che la storia riconosca, ebbe però maggior successo nel Regno Unito, dove si contraddistinse soprattutto per i testi perlopiù politicizzati.
Qui a rompere il ghiaccio furono i Sex Pistols, che pur riscuotendo molto successo, pubblicarono solo tre album e quattro singoli, tra i quali “Anarchy in the U.K. ” e una versione oltraggiosa dell’inno nazionale inglese “God Save The Queen”.
Ma il gruppo che a detta di molti, rappresentò il Punk nel modo migliore e più alto, fu sicuramente quello dei Clash.
Joe Strummer (voce e chitarra), Mick Jones (voce e chitarra solista), Paul Simonon (voce e basso), Topper Headon (batteria), principali componenti e fondatori della band formatasi nel 1976, come i Pistols facevano della politica il tema principale su cui basare i loro testi.
Ma mentre i primi avevano una visione molto più pessimista, anarchica, rivolta ad annullare il sistema, i Clash invece si esprimevano con dei toni molto più propositivi e con idee rivoluzionarie, di sinistra.
Idee che si riscontrano già nel loro primo album omonimo, ma che emergono soprattutto nei successivi “London Calling” (dirompente il successo della title track), “Sandinista!” e “Combat Rock”, quest’ultimo contenente hits come “Rock the Casbah” e “Should I Stay Or Should I Go”.
E ammirevole fu poi il fatto che, queste ideologie, oltre ad essere espresse nella loro musica, costituivano anche la loro filosofia di vita.
Prova ne fu ad esempio il fatto che anche all’apice del loro successo, sia i loro dischi che i biglietti dei concerti, avevano sempre un prezzo molto ragionevole e infatti, in questo modo, nessun membro della band guadagnò mai cifre esorbitanti.
Ma tutto ciò non servì a scongiurare tensioni e problemi di vario genere all’interno della formazione, che dopo vari abbandoni e sostituzioni, si sciolse definitivamente nel 1986.
Ne seguirono poi varie voci per una eventuale reunion, mai confermate. Voci che comunque non cessarono, fino purtroppo al 2002, anno in cui Joe Strummer morì stroncato da un infarto, all’età di cinquant’anni.
Non morirà mai invece la sua musica, la musica dei Clash, che dopo aver rivoluzionato il rock e influenzato lo stile di molte band moderne, ancora oggi ci regala ad ogni ascolto emozioni uniche.
Vogliamo assolutamente una rubrica, in piu episodi, che ci illustri tutta la storia dei leggendari QUEEN!!!!!
RispondiEliminaIn caso contrario sono previsti scioperi e manifestazioni non pacifiche.....
Regolati!